I Mille senza un volto

Ieri, il presidente dell’Inail Marco Fabio Sartori, nel rapporto annuale presentato alla Camera, ha parlato, peraltro con toni trionfalistici, di “storico traguardo” nel contenimento del numero dei morti sul lavoro, riferendo che nel 2010 i decessi sono solo, “980”. Ora per darvi un’idea di quanti siano, pensate ai Mille di Garibaldi, che conquistarono il Regno delle Due Sicilie. “Fatto di straordinaria rilevanza”, sempre stando alle parole del presidente dell’Inail, è anche la diminuzione degli infortuni, solo “775.000”. Sempre per darvi un’idea, se mettiamo insieme gli abitanti del Molise, della Corsica, della Repubblica di S. Marino, del Liechtenstein, del Principato di Monaco e di Città del Vaticano, arriviamo a un massimo di 723.002 persone, a fronte delle 775.000 vittime per infortuni sul lavoro. Pertanto, dov’è lo “storico traguardo”, dove il “fatto di straordinaria rilevanza”. Il Governo e i parlamentari innanzi a queste drammatiche cifre avrebbero dovuto indignarsi. Non si parla di oggetti  inanimati ma di “persone”, con un volto, con braccia e gambe, con desideri e sogni, che sono cadute sul loro posto di lavoro o che sono incorsi in incidenti, che lievi o gravi che siano, sono stati e sono pur sempre causa di sofferenza per sé e per i propri cari. Mentre alla Camera ci si fregia di cotanti tripudianti risultati, intanto, le vedove e gli orfani di questi “eroi del lavoro” sono lasciati soli nel loro dolore, coloro che hanno subito danni fisici irreversibili, invece, vedono mutilate le loro speranze, svanire i loro sogni. Se, dunque, Governo e Parlamento, che dovrebbero tutelare la salute dei lavoratori, ascoltando queste cifre si ritengono soddisfatti, credo che ci toccherà sentire negli anni avvenire ancora queste macabre statistiche. Il Presidente Giorgio Napolitano è da anni che chiede a gran voce il ricorso a misure legislative mirate alla salvaguardia della sicurezza dei lavoratori ma purtroppo è come voce che grida nel deserto.

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