Il dolore e l’amore: storia d’una ferita

Giovanni Arminio ha perso nel sisma la fidanzata, promessa della canzone, la quale è morta con sua sorella e sua madre È volato giù come un’aquila ferita. Come quell’Aquila che un anno fa precipitò al suolo, seppellendo la sua fidanzata, i suoi sogni, le sue speranze. Come quell’Aquila che da due giorni è stato costretto a ricordare tra telegiornali, radio, rintocchi di campana. Giovanni Arminio, 24 anni, studente in Giurisprudenza, ieri mattina s’è gettato dal balcone del quarto piano di una palazzina immersa nel verde di parco Sabba, al civico 21 di via Pietro Colletta, Maddaloni, Caserta. Non è morto, e questa è la buona notizia. Anzi, s’è fratturato solo la caviglia. Il dolore vero, però, è affanno che nessuna radiografia potrà mai diagnosticare. Perché Giovanni, da quel balcone, s’è buttato per amore.
Esattamente un anno fa, alle 3.32 di quel maledetto 6 aprile 2009, il terremoto dell’Aquila ha inghiottito anche la vita di Antonella Cora, seppellita dalle macerie con la sorella Alessandra (la giovane promessa della canzone) e la mamma. Giovanni e Antonella erano fidanzati. E da quel giorno per questo ragazzo dai modi perbene, uno sempre pronto a cedere il passo per educazione o a dare una mano per gentilezza, s’è spenta la luce. Che nessuno s’aspettasse il gesto di ieri è scontato. Ma che Giovanni fosse piombato in un abisso di dolore e sconforto, be’, quella è cosa di cui solo i genitori sanno accorgersene. E infatti la madre Antonella Cerreto, insegnante al liceo scientifico, s’è messa in aspettativa per stare vicino al figlio. C’era anche lei a casa ieri mattina, quando Giovanni ha deciso di buttarsi tra il verde placido di questo condominio. Un salto, il tonfo, l’allarme. Sarà che a casa c’era Daniela, la sorella di Giovanni che di mestiere fa il medico. Sarà che il 118 è stato veloce. O, magari, sarà che Qualcuno ha pensato che no, non poteva toccare anche a Giovanni. Quel che è certo, è che è vivo. Fratturato, scosso. Ma vivo. Il padre Guido, ingegnere, non gli stacca gli occhi di dosso. Gli amici neppure. Ripensano al Giovanni di prima, quello delle feste, delle serate a Capri, delle foto con il «capitano» Fabio Cannavaro e il patròn dell’Anema e Core Guido Lembo. E — dovesse continuare a pensare a quell’Aquila caduta — chissà… Magari potrebbero raccontargli la storia della Fenice..

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