Social Card, campa cavallo…

Gallo Matese. Riceviamo e pubblichiamo: “Spettabile redazione, di risiamo. Ancora una volta siamo costretti a prendere atto di essere nel terzo mondo. In tutta Italia si parla della social card e noi possiamo solo sentirne parlare dal telegiornale perché la posta è chiusa ed anche quel raro giorno che è aperta il direttore non potrà darci la tessera coi quaranta euro perché, come ci ha spiegato la postina, solo i grandi uffici possono farlo. Allora noi dobbiamo rinunciare anche all’aiuto di Berlusconi? Cornuti e mazziati, cioè con l’ufficio posta,e che apre solo una o due volte la settimana e quando è aperto si scopre pure che è di serie b anzi serie z come zulù perché  così siamo trattati, a Gallo e nei piccoli paesi senza santi in paradiso. Anche se andiamo Vallelunga oppure a Letino, facendo una decina di chilometri, la situazione non cambierebbe perché, come ci hanno spiegato, il direttore è lo stesso e il tipo di ufficio postale pure, anzi non dovrebbe neanche chiamarsi ufficio ma semplice sportello. E se andiamo a Isernia non ci pensano proprio perché è un’altra provincia. Allora che fare? Perché il signor prefetto non si preoccupa del nostro problema e ci fa sapere come dobbiamo fare? Può darsi che le persone anziane la riceveranno a casa (poco ci credo) ma noi che non abbiamo la fortuna di essere vecchi,  ma avremmo comunque diritto alla social card per scarso reddito, a chi dobbiamo rivolgerci? Alla camorra?”.

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