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Gomorra, merito della Camorra?

Dal professor Aldo Altieri riceviamo la seguente lettera aperta della giovane amica casertana Ilaria Senatore, emigrata forzosamente al Nord. In essa Ilaria, con passione giovanile, esprime le sue idee sulle terre dell'amata Campania e sui suoi mali endemici ancora irrisolti. Altieri ha deciso di far pubblicare il testo integrale "per dare realmente voce ai giovani, andando oltre i soliti tromboni, vecchie volpi, che si destreggiano abilmente nel mare tempestoso dei problemi italiani, contribuendo poco alla loro attesa soluzione". Da Ilaria Senatore Lettera aperta su Gomorra e Roberto Saviano. Avete scritto tanto su Gomorra anche in tempi non sospetti. Avete scritto tanto del coraggio e della forza con cui un ragazzo si è affacciato sullo schifo del suo luogo e del suo tempo. E tutti si sono poi sentiti in dovere di scrivere qualcosa sul coraggio e sulla forza di questo ragazzo. Ma come ogni buono ha bisogno del suo antagonista cattivo per essere un eroe, così Saviano, per essere l'eroe mediatico quale suo malgrado è diventato, ha bisogno della camorra e di ciò che quella bestia (si, bestia nera) rappresenta nella sottocultura del nostro Paese. Che nessuno mi fraintenda, io non lo accuso naturalmente di collusione, ma di ingenuità. Se di accusa si può parlare. E lui forse questa cosa l'ha capita quando parla del giornalismo colluso e del continuo (ma non più così forte…) clamore che accompagna i suoi interventi. Non so se Roberto (ex compagno di kollettivo studentesco e poi di un centro sociale casertano, che insieme a tanti altri ragazzi abbiamo contribuito ad occupare più di dieci anni fa) sapeva già che pubblicando il suo libro sarebbe stato messo sotto scorta. secondo me no. secondo me ancora si meraviglia di ciò che gli è capitato. Perché solo adesso sa cos'ha fatto: ha scoperto realtà che sono sotto gli occhi di tutti ma che nessuno ha mai voluto denunciare, perché fa comodo. Perché, in sostanza, ha scoperto l'acqua calda. perché siamo ignoranti e tali vogliamo restare. Perché, come maiali nel fango e nei propri escrementi, i campani si beano della propria sozzura.
E lui ora è vittima del'ipocrisia del nostro paese, di chi si scaglia contro la guida in stato di ebbrezza, l'aborto e i rumeni ma non fa parola del lavoro nero e delle morti bianche, dell'evasione fiscale, della malasanità, degli appalti truccati, degli ecomostri. Io quando penso a Saviano mi incazzo. e di brutto. Mi fa incazzare che sia rimasto solo, e mi fa incazzare ancora di più il fatto che in Italia per parlare apertamente di camorra si sia dovuto aspettare un romanzo. Mi fa incazzare il fatto che da anni esistono gruppi e associazioni che recuperano le terre confiscate alla camorra, e suore che tolgono le schiave dalla strada, senza sovvenzioni e senza aiuti, e senza clamore. Io che vengo da quella terra e che ci ho lasciato il cuore, io che ogni volta che da Torino torno da mia mamma e vedo montagne sventrate e cumuli di spazzatura, io che, come tanti altri, per sopravvivere e trovare la mia nicchia vigliaccamente mi sono scrostata quella lurida terra di dosso dopo aver capito che per me non c'era posto, per poi bagnarmi nelle luride acque del Po, io penso che l'Italia non ha bisogno di eroi come Saviano. e la colpa è di chi ha contribuito a scacciare quelli che come me non ci stanno e non ci sono mai stati, ma si sentono troppo soli. L'Italia non ha bisogno di eroi come Saviano. L'Italia ha bisogno di magistrati che possano lavorare in pace ogni giorno, di poliziotti che ricevano i giusti ordini, di cittadini onesti e laboriosi, di lavoratori consapevoli di cosa sono e cosa fanno ogni giorno per se stessi e noi tutti. Di uno Stato presente, non garantista. (Ilaria Senatore, 28 anni, immigrata da Caserta, precaria).

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