Il ponte Real Ferdinando nel mirino dei media

Sessa Aurunca (CE) – La telenovela del ponte  borbonico Real Ferdinando- in onda da dieci anni -continua. Il monumento conosciuto nel mondo, ignorato e abbandonato dall’Italia rimane clamorosamente chiuso. Una vergogna tutta italiana- dominata dal mostro burocrazia. Vicenda presa a cuore e portata alla ribalta nazionale dal giornalista free lance  casertano, Giuseppe Sangiovanni- che negli anni scorsi ha raccontato l’infinita soap-opera su Libero-quotidiano diretto da Vittorio Feltri, su Il Venerdì di Repubblica- e con una diretta radiofonica dal ponte per la trasmissione condotta da Oliviero Beha- “La Radio a Colori” in onda su  RaiRadioUno. Il free lance casertano,  in questi giorni è tornato alla carica- proponendo  con successo il caso- alla redazione della trasmissione “Secondo Voi”- condotta da Paolo Del Debbio, in onda su Canale 5 e Italia Uno. Mercoledì scorso- il blitz sul Garigliano  della troupe del biscione- capitanata dall’inviato Paolo  Massari- che ha intervistato Antonio Di Mambro, presidente della Confesercenti- deus ex machina di grandi eventi organizzati nel comprensorio-  che con abilità e fermezza- ha denunciato il vergognoso scandalo. Servizio che andrà in onda nei prossimi giorni. Il ponte  del Garigliano, un vero monumento d’architettura industriale,  divide la provincia di Caserta dalla provincia di Latina. Il “monumento” pensile, conosciuto in tutto il mondo, primo ponte sospeso in Italia (1828), a catenaria di ferro, esempio d’architettura industriale italiana che dal punto di vista tecnico costruttuttivo era per quei tempi all’avanguardia in Europa- Opera esemplare, patrimonio dell’archeologia industriale: un manufatto tipico e irripetibile, un “unicum” straordinario per l’Italia: fu progettato su incarico di Ferdinando II di Borbone, dall’ingegner Luigi Giura – che ne diresse anche l’esecuzione. Il ponte collegava stabilmente le due rive del Garigliano e al tempo stesso il Regno di Napoli allo Stato Pontificio. Nel 1828 , l’inizio dei lavori, che terminarono il 30 aprile 1832. Il collaudo, quindi l’apertura (dieci giorni dopo) fu eseguito dallo stesso re il 10 maggio 1832; il sovrano si pose al centro della campata e ordinò che sul ponte passassero due squadroni di lancieri al trotto e ben sedici traini d’artiglieria. Quasi due secoli dopo, dieci anni non bastati ad aprirlo! I componenti costruttivi metallici furono prodotti nelle ferriere calabresi di Cardinale di proprietà di Carlo Filangieri principe di Satriano. La spesa fu di 75 mila ducati, “sponsor” il ricchissimo Regno di Ferdinando II. Il 14 ottobre 1943 la campata fu minata in due punti e fatta saltare in aria dall’esercito tedesco in ritirata verso Roma dopo l’armistizio; tuttavia i piloni e le relative basi non subirono danni irreparabili. Dopo oltre quarant’anni, nel 1990 cominciano i lavori di restauro del “gioiello”, con un primo finanziamento di due miliardi. Le ditte Adanti-Solazzi di Bologna, Balucchi di Modena, tramite la società Garigliano, restaurano e rimontano tutte le colonne portanti della struttura e, l’impalcato sul fiume. Poi si bloccano i lavori. Nuovo finanziamento di due miliardi. Riprendono i lavori, terminati dieci anni fa. Il ponte collaudato. Manca solo l’apertura,  attesa incredibilmente da dieci anni. Rimpalli burocratici, tra l’Anas, l’Agenzia del Demanio, le Sovrintendenze di Caserta e Latina. Con  la meravigliosa struttura, chiusa, non fruibile da parte del turista
Una situazione incredibile, paradossale. All’italiana.

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