L’emergenza rifiuti:a che punto siamo?

La situazione campana in merito all’emergenza rifiuti è sicuramente complicata, e ben lontana da una

soluzione definitiva. L’ultimo atto della vicenda, almeno a livello istituzionale, è la sostituzione del commissario di governo, Guido Bertolaso, che si è arreso rassegnando le dimissioni. Al suo posto, sulla poltrona commissariale ora c’è il prefetto di Napoli Alessandro Pansa, che ha ereditato il non facile compito di gestire l’emergenza, tenendo conto non solo dell’opinione pubblica, ma anche delle direttive di governo nazionale ed europeo. L’Italia è stata ammonita almeno tre volte negli ultimi mesi dall’Unione Europea per il modo in cui ha gestito la materia ambientale su tutto il territorio nazionale ma in particolare in Campania. L’attenzione dell’Europa è puntata dunque in Campania, dove, a seguito di una denuncia dei comitati napoletani, la magistratura ha deciso l’interdizione per un anno dai pubblici appalti di Impregilo, Fisia e Fibe Campania (le aziende che gestiscono i sette impianti di cdr campani), perché anziché trattare i rifiuti in modo da renderli adatti allo smaltimento, li tritano così come sono, per poi destinarli ai termovalorizzatori, dove vengono bruciati liberando quantità letali di diossina e agenti tossici. Intanto continuano le proteste ad Acerra, dove entro ottobre dovrebbe partire il nuovo termovalorizzatore, finanziato anche dalla Impregilo. Sarà il più grande d’Europa, ma il progetto (e la tecnologia) con cui lo stanno costruendo è già vecchio di dieci anni. E’ destinato a bruciare le enormi quantità di quelle ecoballe prodotte dai cdr irregolarmente, ma non essendo a norma, paradossalmente la legge prevede che non si possono smaltire. Per ora continuano a giacere nei depositi,  dove probabilmente resteranno ancora a lungo con conseguenza facili da immaginare. Il fronte cittadino è attivo anche a Caserta, dove il Comitato per l’Emergenza Rifiuti ha pubblicato i risultati di uno studio commissionato a un laboratorio chimico che attestano la presenza di sostanza pericolose nella discarica di Lo Uttaro, di cui hanno chiesto l’immediata chiusura e la bonifica del territorio. Questo studio si va ad aggiungere a quelli già pubblicati da studiosi, comitati e organizzazioni internazionali, che denunciano la gravità delle condizioni igienico-sanitarie della nostra regione, e ne indicano come causa le discariche, i termovalorizzatori e gli sversamenti illegali che hanno avvelenato la nostra terra. Denunce e appelli alle istituzioni, da parte di comitati, studiosi e organizzazioni, si moltiplicano senza sosta, nell’intento di tenere alta l’attenzione sulla Campania e di dare voce ai cittadini stanchi di questa condizione. Il nuovo dl approvato lo scorso 4 luglio è un tentativo di porre termine alla disastrosa emergenza che dura da ormai 14anni. L’impressione che si ha, però, è che sia solo un mezzo per tamponare, per arginare il problema, perché manca ogni accenno a concreti interventi a lungo termine. Attraverso il decreto, infatti, sono state confermate ben 4 discariche ufficiali nel territorio campano, funzionali al termovalorizzatore di Acerra, e sono stati stanziati altri cospicui fondi per applicare le nuove norme e per mantenere le strutture commissariali che sono decisamente dispendiose. L’obiettivo è quello di riportare la competenza in materia di gestione rifiuti alle amministrazioni locali, ovvero a comuni, province e regioni, entro un anno.

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