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I giovani e la legalità: lo Stato c’è, ma manca l’educazione civica

Si è parlato anche a Vitulazio, come a Milano, del potenziamento dell’organico ai presidi locali delle forze dell’ordine. Ci sono state delle manifestazioni per indurre lo Stato a mandare più unità contro la criminalità. Un paradosso per noi gente di provincia, eppure è successo a Milano. Dobbiamo trarre utilità da queste manifestazioni, poiché il più delle volte rimangono fini a se stesse, si allontanano dall’essenziale per diventare delle esibizioni, si trascura l’elemento esenziale di quel taglio didattico-pedagogico cui si dovrebbe insistere, perché l’illegalità non è soltanto delinquenza cinica, violenza o arroganza, o ancora pizzo, rapine e furti, ma tutto quello che infrange la legge, il quieto vivere ed il senso civico, dove al di là della obbligatorietà delle Istituzioni, c’è un bisogno costante della evidenziazione delle buone regole del vivere civile, per il quale la Scuola diventerebbe un grande strumento, insieme alle tante associazioni ed i tanti operatori di comunità, poiché non sempre la società è violentata dagli svantaggiati o come una sociologia di comodo vuole farci credere e cioè che la illegalità è conseguenza del disadattamento,di sicuro alla base ci sono atteggiamenti di natura psicologica, legati a forme di esibizionismo o di trasgressione, infatti, nelle nostre strade, si moltiplicano atti di vandalismo o di bullismo. Fenomeni che risultano frequenti nei giovani, non solo nelle categorie specifiche di disagiati, il che lascia supporre che questi ragazzi rigettano la società in cui vivono, non hanno il senso di appartenenza, non amano un corretto vivere. Ogni qualvolta viene fornita una notizia legata al vandalismo, sorge il dubbio che questi giovani sono consapevoli che il loro gesto è considerato un fenomeno delinquenziale teso ad alimentare il degrado per poi indicare il possesso, ossia la disobbedienza civile. Allora credo che si faccia bene a prestare attenzione a questi fenomeni che possono rappresentare l’anticamera di spinte delinquenziali. L’antidoto sarebbe quello di indicare quale valore assoluto l’attaccamento alla propria terra, smetterà di propinare allarmanti disagi ambientali alla propria comunità, quando si fa uso di stupefacenti, quasi a voler sostenere che nulla va bene, tutto non funziona e per risolvere la faccenda bisogna fare di peggio. Una risposta concreta deve giungere dalle istituzioni, non certo con le amnistie e gli indulti, poiché questi disorientano i cittadini e tutti coloro preposti alla lotta all’illegalità diffusa.

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