“Come è bello fà l’amore quanno è sera”. Ricordi di un novantenne bellonese.

Intrattenersi con “zio Vincenzo”, un novantenne bellonese dalla memoria limpida e fresca, diventa un vero piacere poiché, ascoltando le sue descrizioni, si rivivono gli anni di un tempo ormai lontano quando la vita scorreva serena, e l’unico svago era partecipare alle serenate in onore di chi festeggiava un compleanno o un onomastico.      
“Le sere d’estate degli anni della mia gioventù, racconta zio Vincenzo, avevano un altro “sapore”, un altro “odore”. Via Regina Elena era la strada percorsa da coppie di innamorati o da giovani ciclisti che si rincorrevano per provare refrigerio dopo la calura del giorno. I balconi erano tutta una infiorata con rose, garofani, gerani e tanta “erba Luisa” detta anche cedrina, per l’intenso profumo di cedro che diffondevano le foglie. In rispetto ad un’antica consuetudine, le famiglie sedevano fuori dai portoni per godere la frescura ed intrattenersi a colloquiare, fino a tarda ora, con i vicini. I giovani, guardati a distanza dai genitori, si appartavano insieme alle coetanee, e nascevano i primi amori. Da una radio giungevano le canzoni del “Notturno Italiano” che, ogni sera, iniziava alle ore 22 fino alle 24. Molte canzoni, per la loro musicalità e la dolce melodia, riuscivano a suscitare l’interesse dei passanti, e di coloro che se ne stavano seduti lungo i marciapiedi di Via Regina Elena. Fra le tante, due erano le canzoni che facevano sognare gli innamorati: ”Come è bello fà l’amore quanno è sera” e “Mattinata Fiorentina”. La prima era cantata da Claudio Villa e descriveva la “bellezza” di fare l’amore nelle sere d’estate tra le braccia di una bruna romana; la seconda, cantata da Narciso Parigi, descriveva una sera di primavera trascorsa alle “Cascine”, nei pressi di Firenze, dove “ a tarda sera, quante forcine si troveranno sui prati in fiore! ”. Due motivi musicali rimasti nel cuore degli innamorati di quel tempo che suscitano vortici di indelebili ricordi per le tormentate storie d’amore vissute in silenzio. Fra le tante storie d’amore, continua a raccontare zio Vincenzo, ancora oggi è ricordata quella vissuta da un giovane studente che avvertì i primi palpiti amorosi per una bruna coetanea dirimpettaia.  Si racconta che nelle sere d’estate, all’insaputa dei genitori, i due si incontrassero nel giardino di lei, promettendo di amarsi per tutta la vita. Un intenso profumo di aranci in fiore inondava il giardino e i due si scambiavano baci e promesse mentre la radio trasmetteva canzoni come: Musica Proibita (Vorrei baciare i tuoi capelli neri, il volto tuo, gli occhi tuoi sinceri…) oppure: “Signorinella” pallida dolce dirimpettaia del quinto piano…”. Motivi che contribuivano a fare innamorare sempre più tanti innamorati di allora. Dopo alcuni anni di incontri furtivi, tutto finì fra i due giovani che, tra le lacrime, si dissero addio. Non si incontrarono più ma, di certo, ognuno avrà serbate nel cuore le sere d’estate illuminate dai raggi della luna e profumate dai fiori d’arancio. Ogni estate, forse, ricorderanno quel loro amore osteggiato ed incompreso e, mentre nell’aria si avverte “l’antico profumo” degli aranci in fiore, nell’oscurità della sera una lacrima bagnerà i loro volti invecchiati dal tempo.

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