Da Vitulazio a Cefalonia.

Un residente dell?amena cittadina di Vitulazio, Antonio Di Rauso, ci ha raccontato la sua triste esperienza e le sue disavventure a Cefalonia durante la II guerra mondiale: ?L?8 settembre 1943 l?Italia firm? la resa ed io mi ritrovavo a Cefalonia, una delle maggiori isole Ioniche dove erano dislocati reparti italiani di fanteria, artiglieria, del Genio della Divisione Aqui, una Divisione di Carabinieri ed una della Guardia di Finanza. Erano pi? di 6000 uomini comandati dal Generale Gandin. Nella stessa isola, continua il Di Rauso, ma molto distanti da noi, erano accampati 3000 soldati tedeschi. Per alcuni giorni vi furono incontri fra i due comandanti, nella speranza di scendere a trattative. I tedeschi chiedevano che noi ci arrendessimo deponendo le armi. La situazione diventava sempre pi? drammatica di ora in ora e molti ufficiali, per non essere derisi e dileggiati, ma anche perch? legati al giuramento alla Patria, decisero di non cedere le armi come volevano i nostri ex alleati. Accadde, allora, qualcosa di strano: fu indetto un referendum fra i nostri reparti: con i tedeschi, contro i tedeschi oppure cedere le armi. L?esito fu di una chiarezza e di un ammirevole coraggio: Non arrenderci. Era il 14 settembre 1943: da quel giorno inizi?, contro i tedeschi, una lotta senza quartiere e si verificarono atti di autentico eroismo da parte dei miei commilitoni. La rabbia dei tedeschi esplose in tutta la sua crudelt?: uccisero 1250 soldati e 65 ufficiali che seppellirono in una fossa comune. Il 22 settembre, dopo otto giorni di lotta cruenta, il Generale Gandin mise fine alla strage innalzando la bandiera bianca. Ma questo gesto non serv? a porre fine alla strage: i tedeschi continuarono nella loro impietosa carneficina ed uccisero anche il Generale Gandin, che aveva preferito morire tra i suoi soldati e non finire nelle mani dei suoi aguzzini. Pochi furono coloro che riuscirono a salvare la vita ed io, ancora oggi, dopo tanti anni, ringrazio il Signore di essere stato uno di loro. Spesso mi ritornano in mente i volti dei miei compagni di sventura ed avverto una forte emozione.? Conclude amareggiato Antonio Di Rauso.

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